È il sangue che rimane nel cordone ombelicale e nella placenta dopo la recisione del cordone ombelicale alla nascita. Questo sangue, che normalmente viene scartato assieme alla placenta, è una fonte alternativa, assieme al midollo osseo e al sangue periferico (il sangue circolante nei vasi sanguigni), di cellule staminali emopoietiche, cellule che generano i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine, utili alla cura di malattie del sangue e del sistema immunitario.
PERCHÉ È IMPORTANTE DONARE IL SANGUE CORDONALE E QUALI MALATTIE PUÒ CURARE?
Perché aumenta le possibilità di cura delle persone affette da patologie trattabili solo attraverso un trapianto di cellule staminali emopoietiche.
Il sangue cordonale viene principalmente utilizzato per curare bambini o adulti di basso peso poiché la quantità di cellule staminali contenute in una singola donazione è inferiore a quella presente nel midollo osseo e nel sangue periferico stimolato.
Per pazienti adulti di peso superiore, per raggiungere la quantità di cellule staminali necessarie, è possibile utilizzare due unità di sangue cordonale o procedure di infusione intraossea.
Il trapianto delle cellule del sangue del cordone ombelicale può curare:
Malattie tumorali del sangue come la leucemia e i linfomi (tumori del sistema linfatico) e patologie non tumorali come, ad esempio, la talassemia (malattia ereditaria del sangue), l’aplasia midollare (mancata produzione delle cellule del sangue) e le immunodeficienze congenite (mal funzionamento del sistema immunitario che causa una maggiore predisposizione alle infezioni).
Le cellule del sangue del cordone ombelicale inoltre sono utilizzate per curare persone sottoposte a chemioterapia o terapia radiante ad alte dosi.
CHI PUÒ DONARE IL SANGUE DEL CORDONE OMBELICALE?
Le donne che, nel corso della gravidanza e sulla base del loro stato di salute, siano risultate idonee alla donazione. Al momento del parto, inoltre, non devono verificarsi alcune condizioni che renderebbero inutilizzabile il sangue raccolto: una durata della gravidanza inferiore a 35 settimane, lo stato febbrile della puerpera al momento del parto, malformazioni congenite nel neonato, la rottura delle membrane da più di 12 ore prima del parto. Queste controindicazioni sono definite dal Ministero della Salute (DM 2 novembre 2015). La raccolta del sangue cordonale potrà essere effettuata solo a fronte della sottoscrizione da parte della madre e del padre, ove possibile, di un consenso informato.
COME SI DIVENTA DONATRICI DI SANGUE CORDONALE?
Basta comunicare la propria volontà al personale sanitario che segue la coppia in gravidanza e fare un colloquio con l'ostetrica circa un mese prima del parto. La donazione è anonima e gratuita.
L’iter prevede il colloquio della futura mamma con un medico o un‘ostetrica, per verificare che sussistano tutte le condizioni di salute necessarie alla donazione. Al momento del parto viene eseguito un prelievo di sangue alla mamma per gli esami obbligatori per legge (test infettivologici). Tra i 6 e i 12 mesi dopo il parto, la mamma e il neonato verranno sottoposti a ulteriori controlli (follow up), necessari a confermare definitivamente l’idoneità della sacca.
Per ulteriori informazioni: Centro Nazionale Sangue
COME AVVIENE LA DONAZIONE DI SANGUE CORDONALE?
La donazione è possibile sia dopo un parto naturale che dopo un parto cesareo. Personale competente, dopo la recisione del cordone ombelicale, che avviene comunque dopo almeno 60”, raccoglie il sangue applicando un sistema che garantisce la massima sterilità. Per la conservazione si utilizzano sacche sterili monouso, alle quali viene applicata un’etichetta con un codice a barre per garantirne la tracciabilità. Questo sistema di raccolta permette di ottenere per ogni donazione una quantità di sangue compresa tra i 70 e i 200 ml. Se la raccolta non può essere utile ai fini del trapianto, può comunque rappresentare un’importante risorsa per altre finalità cliniche (colliri, concentrati piastrinici, gel piastrinico) o per la ricerca, in conformità alle norme vigenti in materia.
LA DONAZIONE DEL SANGUE CORDONALE COMPORTA RISCHI?
No, la donazione non comporta rischi né per la mamma né per il neonato.
Il clampaggio del cordone avviene sempre dopo almeno 60” dalla nascita. Il sangue viene prelevato all’interno del cordone ombelicale solo dopo che è stato reciso. La donazione non è quindi dolorosa e non si sono mai registrati casi in cui donare il sangue cordonale abbia causato problemi di salute alla madre o al neonato. La donazione non sottrae al bambino in alcun modo risorse di sangue: infatti, in assenza della donazione, il sangue contenuto nel cordone reciso viene smaltito.
DOVE SI PUÒ DONARE IL SANGUE DEL CORDONE OMBELICALE
Tutti i reparti di ostetricia e ginecologia degli ospedali pubblici sono abilitati al prelievo del sangue cordonale, 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno (vedi link in fondo alla pagina).
Le sacche raccolte vengono inviate alla “Banca del sangue cordonale” . La donazione del sangue cordonale richiede la presenza in sala parto di personale appositamente formato che provvede ad inviare il sangue raccolto presso la Banca entro 36 ore dal parto.
CHE COSA SUCCEDE AL SANGUE DONATO?
Giunto entro 36 ore alla Banca del sangue cordonale, vengono contate le cellule presenti nella sacca. In media circa il 60% delle unità
di sangue cordonale raccolte non contengono quantità di cellule staminali sufficienti per il trapianto, e quindi vengono destinate ad altri utilizzi o smaltite.
Le sacche valutate idonee per il trapianto vengono caratterizzate, tipizzate, congelate e conservate in azoto liquido. La tipizzazione consiste nello studio genetico degli antigeni HLA (Human Leucocyte Antigens) che serve per determinare la compatibilità del sangue donato con l’eventuale destinatario del trapianto. La banca del sangue cordonale detiene i dati genetici e biologici del sangue donato e li trasmette al registro nazionale (IBMDR Registro italiano donatori di midollo osseo) ed internazionale (BMDW – Bone Marrow Donor World Wide). In questi grandi database elettronici, su richiesta del centro trapianti che ha in cura un malato, si esegue la ricerca – a livello mondiale – delle unità di sangue compatibili, e quindi trapiantabili. Le donatrici vengono informate del destino del sangue donato.
A CHI PUÒ ESSERE DESTINATO IL SANGUE DEL CORDONE OMBELICALE?
Nel nostro Paese, la destinazione del sangue cordonale donato più diffusa e consolidata è per trapianto allogenico non familiare: il sangue del cordone ombelicale viene raccolto e successivamente certificato dalla Banca dove rimane a disposizione di qualsiasi malato del mondo che possa averne bisogno per il trapianto.
Si attua anche un altro tipo di donazione di sangue cordonale, quella per trapianto allogenico familiare: la cosiddetta donazione dedicata, per curare un consanguineo del neonato (fratello, sorella…).
La conservazione per uso autologo, destinata cioè a un eventuale uso a favore del bambino stesso che lo ha donato, in Italia è vietata poiché non è sostenuta da evidenze scientifiche.
IL SANGUE DEL CORDONE OMBELICALE SE NON HA LE CARATTERISTICHE DI CELLULARITÀ PER ESSERE CONSIDERATO IDONEO ALL'USO TRAPIANTOLOGICO VIENE ELIMINATO?
No, perché può essere utilizzato per produrre emocomponenti ad uso non trasfusionale (Siero, Plasma, Plasma Ricco di Piastrine – PRP, Gel piastrinico) utilizzati per la riparazione di tessuti danneggiati, grazie al loro contenuto in fattori di crescita, in vari ambiti clinici: Oftalmologia, Ortopedia, Chirurgia generale e Chirurgie specialistiche, Dermatologia e per la guarigione delle ulcere.
PERCHÉ, IN ITALIA, LA CONSERVAZIONE PER USO AUTOLOGO DEL SANGUE CORDONALE È VIETATA?
Perché non è stata ancora dimostrata la sua reale utilità, né in base alle conoscenze scientifiche né in base alla pratica clinica.
Per ottenere migliori risultati nella cura di malattie del sangue (come la leucemia) è infatti preferibile usare cellule provenienti da una persona diversa dal malato, perché in questo modo si accresce l’effetto immunologico delle cellule trapiantate e quindi la possibilità di successo del trapianto. È stato dimostrato, inoltre, che alterazioni genetiche, tipiche di alcuni sottotipi di leucemie infantili, erano già presenti nel cordone dei bambini che hanno successivamente sviluppato la malattia: in questo caso il trapianto autologo sarebbe del tutto inutile. La conservazione per l’utilizzo autologo del sangue cordonale non è dunque attualmente giustificata. Inoltre, riduce ulteriormente le probabilità di trovare un’unità di sangue compatibile per la cura dei malati: solo aumentando il numero di donazioni si accresce la probabilità di avere unità di sangue cordonale idonee al trapianto. La conservazione per uso autologo è possibile solo presso banche private che lavorano con finalità commerciali, millantando indicazioni terapeutiche scientificamente non dimostrate.
Per ottenere l’autorizzazione all’esportazione del sangue cordonale per conservazione autologa è necessario presentare una richiesta alla Direzione sanitaria dell’ospedale pubblico sede del parto, effettuare un colloquio (counselling) telefonico con il Centro riferimento trapianti e farsi carico delle spese di prelievo, trasporto e conservazione, oltre ad aver pagato la tariffa prevista a livello regionale per la prestazione sanitaria.
Servizio Inchiesta sulle Banche private:
https://www.tpi.it/salute/cordone-ombelicale-conservazione-privata-business-20190519258566/